Ascoltiamo alcune voci dei protagonisti:

G., ragazzo (13 anni): “E’ stato bello vedere le grotte, dovevo stare attento sulle rocce… è stato bello anche orientarci”

V., bambina (9 anni): “Mi è piaciuto tanto il museo, i pesci nell’acquario e le volpi!”

S., ragazza (14 anni): “Le cascate, l’acqua, e lo stare insieme… la compagnia. Questo posto ci ha insegnato tanto: vedere gli alberi, l’insoglio dei cinghiali, le tracce degli animali”.

C., ragazzo (11): “Mi sono divertito a camminare in mezzo alla natura, è stata la mia prima escursione… mi è piaciuto stare insieme al mio amico sullo stesso percorso”.

Io non posso che essere d’accordo con loro: camminare, soprattutto farlo con una buona compagnia e spesso (e ringrazio gli educatori presenti oggi Lorenzo e Daniel), fare attenzione a dove si poggiano i propri passi, orientarsi, conoscere ogni volta un pezzetto diverso della natura. Non sono certamente la lunghezza o la difficoltà del tragitto a costituire un obiettivo ma l’esplorazione dello spazio circostante: camminare su un albero adagiato in riva al fiume per passare sulla sponda opposta, notare il colore bruno nerastro di una roccia vulcanica, salire quei massi caduti decine d’anni fa dalla parete. Tutto questo chiaramente a misura di bambino.

Alla prossima tappa.