“L’ABITATO IPOGEO DI CORVIANO E LA CASCATA DEL MARTELLUZZO” 18 Gen ’25 – gruppo BAMBINI
Attraverso una strada bianca di campagna ci siamo avvicinati con le auto al punto che avevo individuato essere il più conveniente per permettere l’esperienza ai bambini e alle bambine. L’itinerario sarebbe potuto essere impegnativo infatti, l’ho semplificato, ed inoltre fino al primo mattino aveva piovuto! Quindi la roccia scura liscia, levigata, vulcanica poteva rivelarsi insidiosa e lo era effettivamente. Ho prestato molta attenzione alla sicurezza utilizzando diversi accorgimenti, guidando in alcuni casi letteralmente i loro passi ma detto ciò… veniamo alle nostre gesta.
Una bambina aveva portato con sé un coniglietto bianco di peluche, senza nome – se ve lo state chiedendo! – ed ha trovato al termine del nostro giro un bel prato immenso dove giocare e farlo correre (tra le ultime foto il coniglietto). Gli spazi sono sempre importanti per liberare il gioco!
Un bambino aveva una giacca con degli immensi occhialoni da vespa, troppo forti. Sono le cose che mi fanno morire dal ridere mentre cammino con questi piccoletti.
Il percorso scendeva fino al torrente, qui il paesaggio torna ad essere di forra, l’acqua l’umidità le felci i pungitopo, e la cascata del Martelluzzo con la sua mola diruta accanto. Abbiamo fatto un’ottima pausa merenda.
Tutti con le torce pronte, perché quando ci sono luoghi bui e affascinanti l’entusiasmo è alle stelle (i “che bbellobbellobbello” ancora mi risuonano piacevolmente nelle orecchie). Questa volta vicino a ciò che resta del muro perimetrale di una chiesa, c’erano delle tombe a loggette, in cui un paio di bambine si sono adagiate per verificare… ma soprattutto la novità erano le abitazioni ipogee con vari ambienti all’interno e una vista che spaziava su tutta la valle e campagna circostanti. Imperdibile.
Il tempo trascorso insieme è di poco superiore a una mezza giornata eppure sembra dilatarsi, c’è tempo per tutto: camminare, fare merenda, esplorare, giocare e correre, rilassarsi un momento, riprendere a camminare. Ogni volta che torno ho una sensazione precisa di cui è difficile fare a meno: che sia una giornata ben spesa, una giornata giusta, una giornata che vale tutto.